Inizia oggi una piccola serie di post monografici dedicati ad un Professore del Ginnasio, anzi "il" Professore del Ginnasio.
L'obiettivo di questi interventi è innanzitutto riscoprire una figura poco studiata, ricordata e discussa in questi decenni post-Liceo, poi confesso che c'è anche la volonta di proporlo come icona dei festeggiamenti del trentennale della maturità. Dopo decenni e decenni passati a parlare di altri insegnanti, credo che la sua figura meriti proprio di essere riscoperta.
Il primo ricordo di cui voglio scrivere risale alle prime settimane della quarta ginnasio. Le interrogazioni di Latino e Greco seminavano già il terrore, e facevamo la conoscenza del famigerato dito indice che scorreva minaccioso su e giù, su e giù, per il registro. Sì, lui partiva sempre dall'alto, e scendeva una prima volta lungo tutta la lista dei nomi mettendoci un tempo che sembrava infinito; lo sguardo scorreva riga dopo riga, e si soffermava su ognuna, con lentezza sapiente (quasi tantrica); spesso, giunto al tuo nome, ti guardava per un un secondo, così da capire dalla tua reazione quanto te la stavi facendo addosso. Poi, arrivato in fondo senza chiamare nessuno, iniziava la faticosa risalita, e l'effimero sollievo per non essere stati chiamati alla prima "passata" lasciava il posto ad una nuova ondata di puro panico.
Via via che si succedevano le settimane, i mesi, i quadrimestri, le righe del registro venivano a caratterizzarsi per livelli molto eterogenei di merito e di profitto. Questo rese nel tempo lo scorrimento sempre più irregolare: su alcuni nomi si passava via veloci, su altri l'indice della mano destra si bloccava, come se fosse incollato. A questo punto i sospiri, le occhiate, le smorfie di disappunto erano di prammatica. Alla fine della quinta ginnasio, scandire il registro equivaleva a una vera e propria via crucis, con alcune fermate predeterminate (una era naturalmente la mia, il mitico numero cinque), dove il nostro dava sfogo a tutti i segni della sua riprovazione, arrivando a volte al massimo sintomo di incazzatura: l'accensione della sigaretta.
Quella mattina invece ci conosceva ancora poco, anche tra di noi c'era solo una conoscenza superficiale.
Era l'Ottobre del '75. Una guardia notturna, il primo del mese, a Roma in via Pola, avvicinatosi ad una Fiat 127 dalla quale provenivano dei gemiti, nel bagagliaio avava scoperto i corpi di due ragazze avvolti in sacchi di plastica.

Il Napoli di Savoldi guidava con la Juve la classifica di serie A. Il 5 dello stesso mese un giovane centrocampista proveniente dal Como aveva giocato la prima di 375 partite con la maglia bianconera (vinta in casa 2-1 col Verona) e persino Flavio in quel momento non era in grado di prevedere la portata dell'evento. Il 31 Ottobre Per Paolo Pasolini avrebbe concesso la sua ultima intervista, in occasione della presentazione in Francia del suo ultimo film: "Salò o le 120 giornate di Sodoma". Due giorni prima di essere assassinato.
A tutti può capitare di passare dalla paura all'euforia, e poi magari sprofondare di nuovo nel terrore. A me quella mattina successe tutto questo, in 3 secondi.
Il nostro entra in classe, con una faccia che promette male.
[.. caspita, che aria truce, magari gli è capitato qualcosa. Secondo me non interroga, potrebbe spiegare la terza declinazione. Certo, se ieri le frasi le facevo tutte era meglio, ci manca solo che mi interroga. Ma dai .. che oggi non interroga, e poi siamo un casino, deve beccare proprio me? Sono anche seduto in fondo ..]
Sempre con la faccia buia, posa la borsa e si siede. Ma non la apre, non tira fuori il libro. Invece prende il registro e lo apre davanti a se. Sta un po' a guardare quelle due grandi pagine, piene di caselline ancora vuote. Poi alza gli occhi, e dice qualcosa.
"Interrogo."
[nooooooooooooo, che sfiga, oggi no. Non me la sento. Un paio di frasi non mi sono venute, e le ultime due non le ho fatte. Stamattina dovevo chiedere, ma Latino è alla prima ora. Non respiro, adesso svengo, così di sicuro mi risparmia. Però .. che silenzio, ma .. non respira nessuno !!! Calma, la prima declinazione la so, la seconda .. abbastanza. Le prime frasi le ho fatte. Devo stare calmo, calmo, calmo, ... ecco adesso respiro, .. un pochino respiro .. piano, altrimenti mi sente..]
Lo sguardo comincia a scorrere sui nomi, l'indice della mano destra segna la riga che sta guardando (la "riga corrente", l'avrei definita una decina d'anni dopo, ma in quel momento nulla era più lontano da me del gergo degli informatici. Ero lì per fare Latino. No dico, Latino .. al classico poi, chi me l'aveva fatto fare..).
[ci siamo, sarà al terzo o quarto nome, io sono un po' più in giù .. ecco è il momento. Sta quardando me, mi guarda .. e io finta di niente, tranquillo, non ho paura, respiro pure .. beh, quasi]
Il dito scende lentamente verso la parte centrale del registro. Silenzio innaturale. Anche da fuori, nessun rumore, l'avranno saputo e stanno zitti anche nelle altre classi. Di solito in corridoio c'è sempre qualcuno, e invece ora niente. Anche il traffico in strada è fermo. La terra smette di ruotare. A Montecitorio, incredibilmente, Marco Pannella tace.
[e vvvvai !!!! E' andata, sono salvo, sono fuori, è fatta. Sta guardando in basso. E' arrivato come minimo alla "m", poveri sfigati, adesso ne becca un paio e li massacra. Massì, un po' di culo anch'io qualche volta, la prossima volta studio tutto a memoria, alla perfezione, così prendo un otto come primo voto e sono a posto per cinque anni. Dai bello, chiama, fammi sentire chi chiami, chiama .. non chiama ancora .. dai adesso .. è arrivato in fondo .. ]
Nel silenzio totale, il rito prosegue. Ora è alla parte bassa, intorno alla "s". Andrea, il mio compagno di banco, è tutto proteso verso l'alto per vedere meglio. Praticamente non tocca la sedia, il busto eretto, il collo allungato. Deglutisce ripetutamente. Il prof. ora è in fondo all'elenco, comincia a muoversi verso l'alto, adesso il movimento è più veloce, quasi sappia già dove vuole andare a fermarsi. Raggiunge rapidamente la parte alta.
[non è possibile, cosa fa? fa un'altra passata, torna su, torna su !!! Ma allora può ancora chiamarmi .. oddio, adesso mi sento male veramente, sto iperventilando, datemi un sacchetto di plastica. Dai, chiama. E chiama subito, dai!!! Sale .. sale .. sale. Adesso è di nuovo in alto, ora mi chiama, voglio morire .. sto morendo ..]
Il professore chiama a voce alta: "Co.."
[mi ha chiamato. Sono morto. Finito. Andato. Adesso non riesco neanche ad alzarmi .. devo andare .. prendere il libro. Devo arrivare alla cattedra .. vivo se ci riesco, e tranquillo. Rilassato. Però sto male, sto troppo male .. aiuto ..]
"..va,"
[sìììììììììì!!!!!!!!!! Cova!!!!!!! E' vero, c'è uno (sfigato) che si chiama Cova, Co-va, Co-va, Co-va. Ha chiamato lui. Grazie Cova!!! E' fatta, sono salvo, sono libero, felice, sano, respiro, respiro, respiro .. Ho rischiato di restarci secco, e poi era un falso allarme. Cova, sei un grande. Oddio, come sto bene, che bello, che gioia, che goduria ..]
"e Costa."
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